Per Big Pharma è buon momento a Wall Street. Le azioni di Eli Lilly, MSD e Bristol Myers Squibb hanno raggiunto, o quasi, i massimi dagli ultimi cinque anni, mentre quelle di aziende come Pfizer continuano a trarre vantaggio da farmaci e vaccini contro il COVID-19.
L’attesa, ora, è tutta per i risultati del secondo trimestre 2022, che inizieranno ad arrivare a fine mese. Con qualche sorpresa. Prima di tutto potrebbe esserci una mega acquisizione da parte di MSD che sarebbe in trattativa, secondo il Wall Street Journal, per l’acquisto della società produttrice di antitumorali Seagen, per circa 40 miliardi di dollari. Le due pharma sono già partner e collaborano alla ricerca che coinvolge Keytruda, l’immunoterapico oncologico più venduto da MSD.
Occhi puntati anche su GlaxoSmithKline e sulla sua spin-out dei farmaci di automedicazione che ha dato vita ad Haleon.
L’azienda britannica, senza il fardello della gestione dei medicinali da banco, potrà concentrarsi meglio nello sviluppo di farmaci da prescrizione, come affermato dai manager.
Tutto sta a capire se GSK senza i medicinali da banco riuscirà a raggiungere l’obiettivo di 40 miliardi di dollari di vendite entro il 2031. Nel frattempo, la big pharma è in corsa per il lancio del primo vaccino contro il virus respiratorio sinciziale, visto che è stata la prima società a fornire dati positivi in studi di fase III.
GSK sta anche cercando di espandere l’uso di due antitumorali e ha nella pipeline un farmaco per l’artrite reumatoide e un nuovo antibiotico, con i dati relativi attesi entro la fine dell’anno.
Gli esperti, poi, sono alla ricerca di risposte da Biogen, con il CEO Michel Vounatsos che lascerà la guida dell’azienda una volta trovato un successore.
Un annuncio arrivato insieme alla decisione di tagliare il marketing su Aduhelm, il controverso farmaco contro la malattia di Alzheimer, il cui lancio in USA, la scorsa estate, è stato un flop e ha registrato solo vendite minime dalla sua approvazione.
Molte speranze sono invece riposte in lecanemab, che Biogen sta sviluppando insieme al partner Eisai e i cui risultati sono attesi entro la fine dell’anno.
Da osservare da vicino c’è anche Eli Lilly, che a maggio ha lanciato tirazepide, un nuovo farmaco contro il diabete, in competizione con tre prodotti di Novo Nordisk che agiscono in modo simile. Si attende l’eventuale approvazione di questo farmaco contro l’obesità, dopo che ad aprile l’azienda americana ha riferito dati robusti sulla sua capacità di ridurre il peso; dati che potrebbero accelerare la richiesta di autorizzazione alla FDA.
C’è, infine, Bristol Myers Squibb; quasi due anni fa ha speso 13 miliardi di dollari per acquistare la società biotech MyoKardia e il suo trattamento mavacamten, che ad aprile ha avuto l’ok della FDA contro la malattia cardiaca ereditaria nota come cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva.
Venduto negli USA con il nome commerciale di Camzyos, il farmaco è importante per BMS in vista della scadenza del brevetto del suo anticoagulante Eliquis. Secondo la società, le vendite annuali di Camzyos potrebbero raggiungere almeno i quattro miliardi di dollari entro il 2029, anche se i primi dati sulle prescrizioni suggeriscono un lancio “lento”.