(Reuters) – Paxlovid, il trattamento antivirale di Pfizer, riduce i tassi di ospedalizzazione e di mortalità per COVID-19 sia nei pazienti vaccinati sia in quelli non vaccinati di età pari o superiore a 65 anni. Questi i risultati di un nuovo studio condotto in Israele durante l’ascesa della variante Omicron del coronavirus.
Lo studio israeliano, pubblicato online come prestampa su Research Square, include i dati di quasi 110.000 partecipanti tra il 9 gennaio e il 10 marzo, quando Omicron era la variante dominante nel Paese.
Gli anziani che non godevano di immunità – il che significa che non erano né vaccinati né guariti da una infezione pregressa – hanno registrato un calo dell’86% dei ricoveri dopo assunzione di Paxlovid. Anche coloro precedentemente immunizzati ne hanno beneficiato, ma con un tasso di successo inferiore (60%).
In totale, lo 0,6% delle persone di età pari o superiore a 65 anni trattate con Paxlovid – ossia 14 su 2.504 – ha dovuto essere ricoverato in ospedale. Coloro che non avevano ricevuto Paxlovid, ovvero 762 su 40.315, sono stati ricoverati in ospedale con una frequenza tre volte maggiore.
Nei pazienti di età compresa tra 40 e 64 anni, tuttavia, indipendentemente dalla loro precedente immunità, i dati non hanno mostrato alcun beneficio significativo nel ridurre l’ospedalizzazione. Lo segnala il ricercatore Clalit Ronen Arbel.
Nel ridurre la mortalità, Arbel ha affermato che il trattamento ha mostrato un beneficio molto elevato nei pazienti di età pari o superiore a 65 anni con una diminuzione del rischio dell’81%. Non sono stati osservati benefici negli adulti più giovani che sono meno in pericolo di morire per COVID.
Fonte: Reuters
(Versione italiana Daily Health Industry)