(Reuters) – L‘EMA deciderà lunedì se approvare o meno la dose di richiamo del vaccino per il COVID-19 di Pfizer/BioNTech.
Se l’ente regolatorio europeo darà l’ok, l’Europa si allineerà a Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele che hanno già dato il via libera alla terza dose, anche se non c’è un consenso univoco tra gli scienziati sulla sua utilità.
Nel frattempo, oltre una decina di paesi europei ha già iniziato a somministrare la terza dose senza il parere ufficiale dell’EMA, ma il probabile ok di lunedì prossimo dell’autorità regolatoria darà protezione legale ai Paesi che hanno deciso di fare la dose di richiamo e spronerà altri Paesi a lanciare programmi simili, anche per combattere la variante Delta, più infettiva nei mesi invernali.
Secondo alcune fonti Ue, la decisione dell’EMA della prossima settimana si concentrerà su sicurezza ed efficacia della terza dose e non indicherà con precisione quale età o gruppi a rischio dovranno riceverla. Una scelta in linea con le decisioni dell’EMA sui richiami del vaccino per altre malattie, come il tetano, e che coincide anche con le scelte fatte finora dall’ente, che ha lasciato spazio ai singoli stati di decidere se limitare i vaccini in determinate popolazioni, per contrastare gli effetti collaterali.
Una campagna condotta in questi termini può portare a differenze tra i Paesi, con Austria, Ungheria e Repubblica Ceca che vogliono distribuire ampiamente la terza dose, e altri Stati che invece hanno preso in considerazione solo alcune persone più vulnerabili per ricevere la terza dose.
Ad agosto, l’EMA aveva affermato che non c’erano dati sufficienti per raccomandare la dose in più. La FDA, la scorsa settimana, ha raccomandato la terza dose di vaccino Pfizer/BioNTech per le persone di 65 anni o più, quelle ad alto rischio di malattia grave e quelle che sono regolarmente esposte al virus.
Nel Regno Unito, i richiami sono previsti per tutti gli adulti di età pari o superiore a 50 anni, per gli operatori sanitari e per coloro che sono ad alto rischio di COVID-19 o a stretto contatto con immunodepressi.
Fonte: Reuters Health News
(Versione italiana Daily Health Industry)