La Commissione europea (CE) ha approvato cemiplimab, l’inibitore PD-1 di Sanofi e Regeneron, per il trattamento di prima linea degli adulti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) con espressione di PD-L1 in almeno il 50% delle cellule tumorali e senza aberrazioni EGFR, ALK o ROS1. I pazienti inclusi nello studio erano affetti da NSCLC metastatico o NSCLC localmente avanzato non candidabile alla chemioradioterapia definitiva.
Cemiplimab è ora approvato nell’Unione Europea per tre tipi di tumore in stadio avanzato. La CE ha parallelamente approvato cemiplimab anche nel carcinoma basocellulare (BCC) avanzato, il primo trattamento indicato per questi pazienti la cui malattia è progredita o che sono intolleranti a un inibitore del pathway di hedgehog (HHI).
Nel 2019 cemiplimab era già stato approvato dalla CE come primo trattamento per gli adulti con carcinoma cutaneo a cellule squamose (CSCC) metastatico o localmente avanzato non candidabili all’intervento chirurgico o alla radioterapia con intento curativo. In tutte le indicazioni approvate, cemiplimab ha registrato un profilo di sicurezza complessivamente coerente. Reazioni avverse immunomediate, anche gravi o fatali, possono verificarsi per qualsiasi organo o tessuto, durante o dopo il trattamento con cemiplimab.
“Siamo fiduciosi che cemiplimab abbia il potenziale per diventare un’importante opzione di trattamento per i pazienti nell’Unione Europea e ringraziamo tutti i ricercatori, i pazienti e le loro famiglie che ci hanno aiutato a raggiungere questa pietra miliare”, dice Peter C. Adamson, Global Development Head, Oncology di Sanofi. “Siamo in attesa dei risultati del nostro studio di fase 3 , ancora in corso, su cemiplimab in associazione a chemioterapia, per pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato, e ribadiamo il nostro impegno a studiare cemiplimab in altri ambiti oncologici dove permane l’esigenza di migliorare l’outcome dei pazienti”.
L’approvazione della Commissione Europea nel NSCLC avanzato si basa sui dati di uno studio globale di fase 3 che ha arruolato 710 pazienti in 24 Paesi. Lo studio, che è stato uno dei più ampi per un inibitore di PD-1 nel NSCLC avanzato, è stato disegnato per essere più rappresentativo della pratica clinica, includendo pazienti con caratteristiche di malattia più difficili da trattare e spesso sottorappresentati negli studi clinici. Tra gli arruolati, il 12% aveva metastasi cerebrali pre-trattate e clinicamente stabili, il 44% aveva un’istologia a cellule squamose e il 16% aveva un NSCLC localmente avanzato non candidato alla chemioradioterapia definitiva. Inoltre, i pazienti la cui malattia progrediva nel corso dello studio avevano la possibilità di cambiare la loro terapia: quelli assegnati alla chemioterapia potevano passare al trattamento con cemiplimab, mentre quelli assegnati alla monoterapia con cemiplimab potevano continuare il trattamento con cemiplimab e aggiungere quattro cicli di chemioterapia.
Nella popolazione complessiva dello studio, cemiplimab ha ridotto significativamente il rischio di morte del 32% e ha esteso la sopravvivenza globale mediana (OS) di 8 mesi rispetto alla chemioterapia, nonostante il 74% dei pazienti sia passato a cemiplimab dopo la progressione della malattia con la chemioterapia (hazard ratio [HR]: 0,68; 95% intervallo di confidenza [IC]: 0,53-0,87; p=0,0022). L’OS mediana era di 22 mesi per cemiplimab (range: da 18 mesi a non ancora raggiunto ) e di 14 mesi per la chemioterapia (range: da 12 a 19 mesi).
È stata anche condotta un’analisi prespecificata dei dati dei pazienti i cui tumori avevano un’espressione di PD-L1 ≥50% (n=563) valutata tramite un saggio convalidato. Come pubblicato su The Lancet, cemiplimab ha ridotto il rischio di morte del 43% per i pazienti di questa popolazione; la OS mediana non è stata raggiunta per cemiplimab (IC 95%: da 18 mesi a non ancora raggiunto ) ed era di 14 mesi per la chemioterapia (IC 95%: da 11 a 18 mesi).
Nello studio di fase 3, il profilo di sicurezza è stato valutato in 697 pazienti, con una durata di esposizione di 27 settimane (range: da 9 giorni a 115 settimane) per il gruppo cemiplimab e 18 settimane (range: da 18 giorni a 87 settimane) per il gruppo chemioterapia. Le reazioni avverse gravi (AE) osservate in almeno il 2% dei pazienti sono state polmonite (5% cemiplimab, 6% chemioterapia) e infiammazione polmonare (2% cemiplimab, 0% chemioterapia). Il trattamento è stato interrotto in modo permanente a causa degli AE nel 6% dei pazienti trattati con cemiplimab; gli AE che hanno portato all’interruzione permanente in almeno 2 pazienti sono stati polmonite, ictus ischemico e aumento dell’aspartato aminotransferasi. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza di cemiplimab.
L’approvazione nel carcinoma basocellulare (BCC) avanzato
L’approvazione della Commissione Europea nel BCC si basa sui dati del più ampio studio clinico prospettico (n=119) ad oggi realizzato in pazienti con BCC avanzato precedentemente trattati con un HHI. I pazienti trattati con cemiplimab con BCC localmente avanzato hanno evidenziato un tasso di risposta obiettiva (ORR) del 32% (intervallo di confidenza del 95% [CI]: 22-43) (25% di risposta parziale, 7% di risposta completa), secondo la revisione centrale indipendente. I pazienti con BCC metastatico trattati con cemiplimab hanno registrato un ORR del 29% (95% CI: 15-46) (26% risposta parziale, 3% risposta completa), secondo la valutazione dello sperimentatore. Inoltre, circa il 90% dei pazienti di entrambi i gruppi ha ottenuto, secondo le stime di Kaplan Meier, una durata della risposta (DOR) di 6 mesi o più, la DOR mediana non è stata raggiunta per entrambi i gruppi. La durata mediana del follow-up è stata di 16 mesi per il BCC localmente avanzato e di 9 mesi per il BCC metastatico
Il profilo di sicurezza è stato valutato in 816 pazienti considerando i quattro studi registrativi su cemiplimab in monoterapia nelle sue indicazioni approvate. Gli eventi avversi sono stati seri nel 30% dei pazienti e hanno portato all’interruzione definitiva del trattamento nell’8% dei pazienti. Le reazioni avverse immuno-correlate si sono verificate nel 22% dei pazienti e hanno portato all’interruzione permanente nel 4% dei pazienti. Le reazioni avverse immunocorrelate più comuni sono state ipotiroidismo (8%), ipertiroidismo (3%), polmonite (3%), epatite (2%), colite (2%) e reazioni avverse cutanee immunocorrelate (2%).
“Cemiplimab è la prima immunoterapia ad aver mostrato un beneficio clinico in pazienti con BCC avanzato dopo la terapia HHI in uno studio registrativo, e con questa approvazione first-in-class ha il potenziale di trasformare in Europa il trattamento dei pazienti il cui tumore è progredito nonostante il trattamento a base di HHI”, dice Israel Lowy, Senior Vice President, Translational and Clinical Sciences, Oncology di Regeneron. “Desideriamo continuare a studiare questa terapia in altri ambiti, con l’obiettivo di aiutare più pazienti con tumori difficili da trattare a livello globale”.