(Reuters) – Con il valore degli accordi in entrata nell’industria farmaceutica dell’Europa centrale e orientale che è raddoppiato a 1,9 miliardi di euro nel 2020, dai 932 milioni di euro dell’anno precedente, Big Pharma guarda sempre di più all’Est Europa.
L’industria farmaceutica di Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia non arriva ai livelli di quella della vicina Germania, ma gli esperti del settore e gli analisti vedono margini di crescita, considerando i costi moderati e un’aspettativa di spesa sanitaria maggiore, oltre a una forza lavoro scientificamente preparata e la garanzia di standard riconosciuti a livello europeo. E anche per i fondi di private equity c’è il richiamo di rendimenti elevati.
Così, l’azienda americana Novavax, per aumentare la produzione di vaccini contro il COVID-19, si è rivolta ai paesi emergenti europei, acquistando uno stabilimento di Praha Vaccines per 167 milioni di dollari, nel maggio 2020, accordo al quale ha fatto seguito una partnership con la polacca Mabion.
Un’azienda centrale nell’Est Europa è Zentiva, società ceca fondata a partire da una farmacia medioevale di Praga, che lo scorso anno ha acquistato l’attività dell’Europa centrale di Alvogen dalla private equity CVC Capital Partners.
Sono obiettivi interessanti anche le nuove società biotech in Polonia, la più grande economia dell’Europa orientale. Selvita, con sede a Cracovia, ha completato a gennaio la prima acquisizione internazionale con un accordo da 38 milioni di dollari per la croata Fidelta, di proprietà della belga Galapagos.
E anche se Selvita ha attirato l’interesse di investitori, prevede di restare un acquirente piuttosto che vendere, come ha spiegato il vice presidente esecutivo, Milosz Gruca, che concorda sul fatto che grandi aziende farmaceutiche e fondi privati accelereranno il ritmo di acquisizioni di società giovani ed emergenti.
E anche se il valore dei farmaci venduti nel mercato tedesco, pari a 38,5 miliardi di euro, è ancora più del triplo di quello dei mercati ceco, ungherese e polacco messi insieme, il divario dovrebbe ridursi man mano che gli standard dell’Europa orientale convergeranno verso quelli dell’Europa occidentale a livello di costi, rimborsi sanitari e opzioni terapeutiche.
Fonte: Reuters Health News
(Versione italiana Daily Health Industry)