“Ci sono passi avanti nella scienza che possono cambiare la storia naturale di una malattia. Oggi siamo di fronte a uno di quei passi per quanto riguarda l’Herpes zoster”. Lo spiega all’Adnkronos Salute Andrea Gori, direttore di Unità operativa complessa e docente di Malattie infettive all’università degli Studi di Milano, in merito al nuovo vaccino, in arrivo nel nostro Paese, contro questa infezione che può colpire un adulto su 3 nel corso della vita, con maggiore probabilità e gravità dopo i 50 anni.
In Italia la vaccinazione contro l’Herpes zoster è disponibile da diversi anni ed è prevista nel Piano vaccinale. “Il ‘vecchio’ vaccino però – sottolinea Gori – è prodotto con virus attenuato. Questo
comporta l’impossibilità di somministrarlo a persone immunocompromesse. Il fatto è che si tratta di un’infezione che noi vediamo prevalentemente in questo tipo di pazienti. Avevamo quindi il
paradosso di possedere uno strumento che non poteva essere usato per le persone che più ne avevano bisogno. Il nuovo vaccino, invece, essendo basato su un’altra strategia di produzione, permette di essere somministrato tranquillamente alle persone immunocompromesse, quelle che sviluppano più facilmente il virus della varicella zoster”.
Per questo, secondo Gori, “si tratta di un passo avanti incredibile rispetto a quella che è stata finora la lotta allo zoster. Abbiamo un vaccino che è attivo in più del 90% dei casi come protezione dalla riattivazione. Ed è un vaccino altissimamente efficace. Altra cosa importante è che mantiene l’immunità per oltre 7 anni, un periodo lunghissimo di copertura”.
“Pazienti oncologici, diabetici, Hiv-positivi – evidenzia Gori – spesso sviluppano delle infezioni da Herpes zoster devastanti, con dolore importantissimo. Con il nuovo vaccino possiamo
dare una risposta perché è efficace non solo nella prevenzione, ma anche nella riduzione della neuropatia post erpetica. E il dolore post erpetico è particolarmente complesso da gestire, con un grave peso sulla qualità della vita dei pazienti”.
A partire da queste considerazioni, l’infettivologo fa un appello alle Regioni: “Quando il nuovo vaccino sarà disponibile – afferma – sarebbe utile seguire l’esempio delle altre nazioni dove è stato approvato e dove ha soppiantato il vecchio vaccino. Ed è importate, per l’equità delle cure, che tutte le Regioni facciano uno sforzo per poterlo distribuire in maniera omogenea”.