Sviluppare nuovi biomarker in grado di valutare la risposta a farmaci antinfiammatori, contro la fibrosi e altro. È questo l’obiettivo della collaborazione di quattro anni siglata tra Gilead e la biotech Second Genome. Le due aziende prevedono inoltre di identificare nuovi possibili target e candidati terapeutici per la malattia infiammatoria intestinale.
In base all’accordo, Second Genome riceverà 38 milioni di dollari e metterà a disposizione dello sviluppo clinico dei composti della pipeline di Gilead la sua piattaforma di analisi del microbioma. Ma la società potrebbe arrivare a incassare fino a 300 milioni di dollari sulla base di eventuali punti chiave raggiunti per farmaco, fino a cinque in tutto, e sulla base al successo di ciascuno a livello di sviluppo preclinico e clinico o eventuale commercializzazione, per un potenziale pagamento complessivo di 1,5 miliardi di dollari.
“Ci sono sempre più evidenze che il microbioma svolga un ruolo importante nella progressione e nella risposta ai trattamenti contro le malattie infiammatorie”, dice William Lee, vice presidente esecutivo della ricerca di Gilead.
Second Genome riceverà anche pagamenti extra per ciascun biomarker segnalato, che potrebbe essere usato per ottimizzare i trattamenti o indirizzare i pazienti ai diversi trial clinici. “La piattaforma di Second Genome cerca di ridefinire le malattie dal punto di vista del microbioma, usando questa risorsa per identificare potenziali biomarkers e terapie”, conclude il CEO di Second Genome, Karim Dabbagh.