Cellectis ha rivisto il suo accordo con Servier, garantendo al suo partner, in cambio di 25 milioni di euro, i diritti in tutto il mondo sulle sue terapie CD19 CAR-T e il controllo di cinque candidati. A riferirlo è stata la stessa Cellectis nel riportare i risultati del Q4.
Servier è stata tra le prime aziende a interessarsi alle CAR-T cosiddette ‘standardizzate’, siglando un accordo nel 2014.
Ora l’azienda francese ha rivisto il suo focus. Il nuovo accordo dà a Servier i diritti globali per tutte le terapie CAR-T CD19 di Cellectis e rivede la partnership per farla funzionare con Allogene su UCART19, ALLO-501 e ALLO501-A.
In particolare, Servier e Allogene stanno già sperimentando UCART19 e ALLO-501 rispettivamente nella leucemia linfoblastica acuta e nel linfoma non Hodgkin. ALLO-501A è invece un prodotto in fase preclinica di studio in cui mancano i domini di riconoscimento di rituximab presenti invece in ALLO-501, rendendo così la terapia potenzialmente efficace nei pazienti recentemente trattati con l’anticorpo di Roche.
Oltre ai 25 milioni di euro, Servier si è impegnata con Cellectis per un massimo di 370 milioni di euro al raggiungimento di obiettivi chiave di sviluppo. Mentre l’accordo rivisto restituisce a Cellectis i diritti esclusivi di cinque CAR-T non divulgate.
Cellectis ha anche fatto un aggiornamento della pipeline, dichiarando che prevede di modificare il protocollo di uno studio della CAR-T CD22, UCART22, nella leucemia linfoblastica acuta a cellule B. La modifica consentirà a Cellectis di ‘valutare l’aggiunta di alemtuzumab al regime di linfodeplezione’.