Shingrix, il vaccino contro l’herpes zoster di GSK, è stato somministrato ad almeno 11 milioni di persone nel mondo. Un record, se si pensa che la FDA ha dato il via libera solo poco più di due anni fa, nell’ottobre 2017.
Nel 2018, durante il suo primo anno intero sul mercato, Shingrix ha superato il miliardo di dollari di incassi, mentre durante i primi nove mesi del 2019 le vendite hanno realizzato 1,67 miliardi di dollari.
Una delle ragioni di un così grande successo risiede probabilmente nella raccomandazione – arrivata poco dopo il lancio – che i Center for Disease Control and Prevention USA hanno formulato per gli adulti di età pari o superiore ai 50 anni.
Una raccomandazione che, di contro, ha fatto impennare la domanda e ha colto di sorpresa la casa farmaceutica britannica, costretta pertanto a limitare le consegne.
Oggi, con la sua rete di produzione, GSK può produrre milioni di dosi all’anno, ma ciò non soddisfa nemmeno la domanda interna degli Stati Uniti. Ci vorrà molto di più per soddisfare la domanda globale.
GSK sta facendo grossi sforzi – la società ha recentemente promesso un investimento di 100 milioni di dollari nel Montana – e l’espansione della produzione arriverà grazie a un nuovo impianto che dovrebbe essere pronto nel 2024, osserva Roger Connor, responsabile dei vaccini per GSK.
Fra tre anni la produzione del vaccino potrebbe dunque aumentare di decine di milioni” di dosi.
La complessa catena di produzione coinvolge diversi impianti del mondo ed è ulteriormente complicata dal fatto che il vaccino è costituito da due componenti: l’antigene e l’adiuvante, ricorda Connor.
GSK ha grandi ambizioni per il vaccino nel prossimo futuro. Ha infatti in programma di dare il via a “lanci graduali” in Cina e in Giappone e sta anche esplorando la possibilità di somministrare il prodotto a persone con meno di 50 anni con sistema immunitario compromesso. Il vaccino sarà un motore di crescita per gli “anni a venire”, conclude Connor.