(Reuters Health) – La monoterapia a base di pembrolizumab, prodotto da MSD e commercializzato come Keytruda, è un trattamento efficace nei pazienti con carcinoma a cellule squamose di testa e collo metastatico o recidivante, che sono positivi al PD-L1. A evidenziarlo è stata una ricerca pubblicata da Lancet e coordinata da Barbara Burtness, della Yale University di New Haven (USA).
Attualmente la terapia standard – nei casi in cui il tumore non possa essere trattato localmente – è a base di cetuximab e chemioterapia con platino e 5-fluorouracile. Per la sperimentazione, i ricercatori hanno preso in considerazione 882 pazienti suddivisi sulla base dell’espressione del PD-L1, dello stato del p16 e del performance status. I pazienti sono stati trattati con pembrolizumab da solo o in combinazione con chemioterapia, o con cetuximab e chemioterapia.
Dopo circa 17 mesi di follow-up è emerso che l’inibitore di checkpoint di MSD da solo migliorava la sopravvivenza globale in modo significativo rispetto a cetuximab e chemio nei pazienti con un punteggio PD-L1 combined positive score (CPS) di 20 o più, con una sopravvivenza media di 14,9 mesi rispetto a 10,7 mesi.
Un vantaggio si registrava anche nei pazienti con CPS di uno o superiore, con 12,3 mesi di sopravvivenza globale rispetto a 10,3 mesi. Anche pembrolizumab insieme a chemio avrebbe migliorato la sopravvivenza globale rispetto a cetuximab con chemioterapia. Non ci sarebbe stato, invece, nessun effetto sulla sopravvivenza libera da progressione della malattia.
Per quel che riguarda gli eventi avversi di grado 3 o superiore, questi si sono verificati nel 55% del gruppo che ha assunto solo pembrolizumab, nell’85% di quelli trattati con pembrolizumab e chemioterapia e nell’83% dei pazienti in trattamento con cetuximab e chemioterapia. Gli eventi avversi che hanno portato a morte, infine, si sono verificati, rispettivamente, nell’8%, 12% e 10% dei casi.
“Il farmaco immunoterapico migliora la sopravvivenza dei pazienti con tumore di teste e collo recidivante o con metastasi. Questo è un primo passo avanti per questa popolazione da oltre un decennio”, sottolinea Burtness. Mentre secondo Robert Ferris, dell’Università di Pittsburgh, che ha scritto un editoriale a commento della ricerca, “questi risultati ridefiniscono lo standard di cura della terapia di prima linea del cancro a testa e collo ricorrente o metastatico”.
Fonte: Lancet
(Versione italiana per Daily Health Industry)