(Reuters Health) – L’anticorpo monoclonale mirikizumab – messo a punto da Eli Lilly – che blocca l’interleuchina 23 (IL23) legandosi alla subunità p19 della molecola, è efficace nell’indurre remissione clinica e un miglioramento a livello di parametri endoscopici nei pazienti con colite ulcerosa.
A evidenziarlo è stata una sperimentazione di fase II coordinata da William Sandborn, dell’Università della California di San Diego, e pubblicata da Gastroenterology.
I ricercatori hanno preso in considerazione 249 pazienti con colite ulcerosa da “moderatamente” a “gravemente” attiva e li hanno trattati con placebo o con due diversi dosaggi di mirikizumab.
A poco meno di due terzi dei pazienti era stato già prescritto un biologico, mentre a un terzo ne erano stati prescritti almeno due. Inoltre, ai 93 pazienti che hanno raggiunto una risposta clinica è stato somministrato un trattamento di mantenimento con mirikizumab a 200 mg ogni quattro o ogni 12 settimane.
Dai risultati è emerso che a 12 settimane, il 4,8% dei pazienti del gruppo placebo era in remissione contro il 15,9% dei pazienti trattati con mirikizumab alla dose più bassa, il 22,6% di quelli trattati con mirikizumab alla dose intermedia e l’11,5% di quelli trattati con la dose fissa di anticorpo.
Una risposta clinica è stata raggiunta, rispettivamente, dal 20,6%, 41,3%, 59,7% e 49,2% dei pazienti.
Il miglioramento dal punto di vista endoscopico a 12 settimane è stato osservato nel 6,3% del gruppo placebo, nel 23,8% del gruppo 50 mg di mirikizumab, nel 30,6% del gruppo 200 mg e nel 13,1% del gruppo 600 mg.
E la risposta è stata simile, ma numericamente maggiore, tra i pazienti mai trattati prima con un biologico rispetto a pazienti già trattati con questi farmaci. Infine, a 52 settimane, il 46,8% dei pazienti del gruppo trattato ogni quattro settimane e il 37% di quelli trattati ogni 12 erano in remissione.
“Queste sono le prime osservazioni sul beneficio clinico nella colite ulcerosa dell’anticorpo monoclonale IL23 diretto a p19, con risultati che suggeriscono che l’inibizione selettiva dell’interleuchina-23 con mirikizumab potrebbe essere una terapia efficace per i pazienti con colite ulcerosa da moderatamente a gravemente attiva”, ha dichiarato Sandborn.
“Il fatto che l’effetto massimo si verifichi a una dose più bassa – hanno spiegato gli autori – non è senza precedenti nella colite ulcerosa e può essere dovuto a molteplici fattori, inclusi meccanismi biologici ed endpoint usati per valutare l’efficacia”.
Fonte: Gastroenterology
(Versione italiana per Daily Health Industry)