(Reuters Health) – Nelle persone con sclerosi multipla recidivante ozanimod, di Celgene, è in grado di ridurre il rischio di recidiva rispetto all’interferone beta-1a.
È quanto hanno mostrato due studi di fase III, SUNBEAM e RADIANCE, pubblicati da Lancet Neurology.
In entrambe le sperimentazioni, i pazienti con sclerosi multipla recidivante sotto i 55 anni sono stati divisi in tre gruppi: due trattati con due diversi dosaggi di ozanimod e uno con interferone beta 1a. I pazienti sono stati quindi seguiti per 13,5 mesi, nello studio SUNBEAM, e per 24 mesi, nello studio RADIANCE.
Nel SUNBEAM, i tassi di ricaduta annuali (AAR) sono stati di 0,35 con l’interferone e di 0,18 e 0,24 con i dosaggi più alto e più basso, rispettivamente, di ozanimod. Nel trial RADIANCE, invece, gli AAR sono stati 0,28 con l’interferone e 0,17 e 0,22 con i due dosaggi di ozanimod.
Gli eventi avversi dovuti al trattamento e le complicanze che hanno portato alla sospensione del farmaco si sono verificati più spesso con l’interferone che con entrambe le dosi di ozanimod, in entrambi gli studi.
I pazienti trattati con ozanimod, infine, avevano anche un numero inferiore di nuove lesioni T2 o di lesioni in crescita.
“Questi studi hanno mostrato l’efficacia di ozanimod nel ridurre l’attività delle lesioni cliniche nella recidiva della sclerosi multipla, come visto con altri modulatori del recettore S1P, con un buon profilo di sicurezza e tollerabilità”, dice Jeffrey Cohen, del Mellen Center for Multiple Sclerosis Treatment and Research della Cleveland Clinic, che ha lavorato per entrambe le ricerche.
“I risultati di SUNBEAM e RADIANCE rassicurano su efficacia clinica e sicurezza dei modulatori dei recettori della sfingosina 1-fosfato”, sottolinea Ellen Mowry, della Johns Hopkins University di Baltimora, nel Maryland, e John Corboy, dell’Università del Colorado di Aurora.
Fonte: Lancet Neurology
(Versione italiana per Daily Health Industry)