Pfizer entra attivamente nel campo del trattamento delle malattie autoimmuni attraverso il target di antigeni specifici.
Dopo il finanziamento da quattro milioni di dollari nel 2016 a favore di AnTolRx, la pharma USA prende in licenza un farmaco in via di sviluppo per il trattamento del diabete di tipo 1 attraverso la tolleranza immunitaria che, colpendo un antigene specifico, potrebbe ritardare la distruzione delle cellule beta del pancreas.
Il lavoro di AnTolRx si basa sulla ricerca immunoregolatoria portata avanti da Francisco Quintana, del Brigham and Women’s Hospital di Boston, cofondatore scientifico della società.
La pipeline della biotech comprende terapie con nanoparticelle focalizzate sulla tolleranza immunitaria piuttosto che sulla soppressione immunitaria.
AnTolRx sta studiando una serie di disturbi autoimmuni, tra cui l’artrite reumatoide, la malattia infiammatoria intestinale, la psoriasi e la sclerosi multipla, nonché il diabete di tipo 1.
La nanotecnologia è progettata per indurre una tolleranza immunitaria a specifici auto-antigeni.
Nel caso del diabete, un trattamento che porta a tolleranza potrebbe eliminare gli attacchi immunitari alle cellule beta del pancreas.
E poiché è specifico per l’antigene, la tecnologia dovrebbe evitare effetti collaterali causati, invece, dall’immunosoppressione sistemica.
Pfizer non è l’unica tra le grandi aziende a essere entrata in questo ambito.
Nel 2017, sia Eli Lilly che Novartis hanno concluso accordi per entrare nel campo della tolleranza immunitaria.
Lilly ha puntato a Topas Therapeutics, spin out di Evotec, su farmaci di tolleranza immunitaria che sono applicati in casi di sclerosi multipla, diabete di tipo 1 e celiachia.
Novartis, invece, ha ottenuto i diritti mondiali sulla tecnologia di nanofarmaci Navacims, di Parvus Therapeutics, per i pazienti con diabete di tipo 1.