I ricercatori che si occupano di diabete credono da tempo che la malattia inizi quando il sistema immunitario attacca le cellule beta del pancreas che producono insulina. Ma questa teoria non ha mai avuto molto senso per Anil Bhushan, attivo presso il Diabetes Center dell’Università della California, San Francisco.
Assieme a un gruppo di ricercatori del suo laboratorio, lo scienziato ha studiato l’intricata biologia delle cellule beta e ha fatto una scoperta che ritiene possa essere utilizzata per prevenire l’insorgenza della malattia nelle persone ad alto rischio.
Studiando topi diabetici, la squadra di Bhushan ha scoperto che le cellule beta hanno una “senescenza secretoria”, un processo attraverso il quale un danno al DNA le fa smettere di funzionare correttamente. Quando questo accade, il sistema immunitario inizia ad attaccare l’intero meccanismo che produce insulina, cioè le cellule beta.
Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che un farmaco approvato dalla FDA contro la leucemia, ossia Venclexta di AbbVie, può prevenire l’insorgenza del diabete nei modelli murini.
I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Cell Metabolism.
Il team voleva sapere anche se le loro scoperte potevano tradursi in farmaci destinati alla cura delle persone.
In questo senso, hanno studiato le cellule beta di sei soggetti con diabete in stadio iniziale e quelle di sei donatori sani.
I pazienti diabetici mostravano chiari segni di senescenza secretoria e lo stesso quadro di invecchiamento era presente anche nelle sei persone a cui non era stata diagnosticata la malattia metabolica.
Questi sei soggetti erano comunque considerati ad alto rischio perché gli esami del sangue avevano mostrato segni precoci di una reazione immunitaria nei confronti delle cellule beta.
“Il fatto che stessimo osservando gli stessi marker di senescenza nel tessuto pancreatico umano indica che lo stesso processo si sta verificando anche nel diabete che colpisce l’uomo e non solo i topi”, dice Peter Thompson, un ricercatore del team di Bhushan.
Ma l’eliminazione delle cellule senescenti può prevenire il diabete di tipo 1? Per rispondere a questa domanda il team ha utilizzato Venclexta, che colpisce le cellule senescenti lasciando intatti i tessuti sani.
I ricercatori hanno scoperto che, quando il farmaco veniva somministrato a topi predisposti al diabete nel corso delle due settimane prima dell’esordio della malattia, solo il 30% degli animali sviluppava sintomi del diabete contro il 75% dei topi che non avevano ricevuto il farmaco.
Hanno accertato che il farmaco aveva eliminato le cellule senescenti lasciando intatte le cellule beta sane.
Avere come bersaglio le cellule senescenti è un’idea che è decollata nel campo della biotecnologia, in particolare tra le aziende che stanno studiando le malattie dell’invecchiamento.
La startup Cleara Biotech, ad esempio, ha raccolto fondi lo scorso anno dopo aver pubblicato i risultati di ricerche precliniche che dimostrano come il suo trattamento con peptidi sia in grado di eliminare le cellule senescenti nei topi anziani, ripristinando il vigore fisico, la salute dei reni e la crescita del pelo.
Ma la maggior parte degli sforzi di ricerca focalizzati sul diabete di tipo 1 sono orientati verso la rigenerazione delle cellule beta. Proprio la scorsa settimana, un gruppo di ricercatori svizzeri ha descritto un metodo su cui sta lavorando per convertire cellule endocrine umane in cellule produttrici di insulina. Un team dell’Università di Miami ha inoltre scoperto cellule staminali nel pancreas che potrebbero essere indotte a trasformarsi in cellule produttrici di insulina.
Il gruppo di Bhusan mira a approfondire l’idea di bloccare del tutto il diabete di tipo 1 prendendo di mira la senescenza cellulare.
L’ipotesi è quella di somministrare saltuariamente il farmaco in giovani a rischio di malattia allo scopo di eliminare le cellule invecchiate.