Grazie a uno speciale programma al computer, un team di scienziati dell’Università di Washington ha messo a punto, per il trattamento del tumore del rene e del melanoma, una nuova proteina simile all‘interleuchina-2, che non causa effetti collaterali.
Nota come Neo-2/15, assomiglia sia alla IL-2 che alla IL-15 e nei test su modelli animali ha attivato le cellule T contro il tumore, proprio come la IL-2 naturale, rallentando la crescita del cancro. Lo studio, pubblicato su Nature, è stato coordinato da David Baker e Umut Ulge.
L’IL-2 è un trattamento efficace per i pazienti che hanno esaurito le opzioni terapeutiche. Tuttavia, dal momento che ha un’emivita breve, spesso viene somministrata a una dose elevata per sprigionare l’effetto antitumorale, dose alla quale, però, aumentano le probabilità di gravi complicazioni.
Per questo, molte aziende hanno abbandonato la ricerca in questo campo.
L’IL-2 si lega a tre recettori: alfa, beta e gamma. Mentre l’attivazione delle cellule T passa attraverso il legame con i recettori beta e gamma, si pensa che il legame tra la proteina e il recettore alfa sia alla base degli effetti collaterali.
Per progettare la nuova molecola, i ricercatori americani hanno usato il programma Rosetta, sviluppato da Baker.
In questo modo, gli scienziati hanno studiato una molecola che si lega solo ai recettori beta e gamma, ma non a quelli alfa.
“Questa molecola potrebbe essere il primo di molti antitumorali studiati al computer che hanno proprietà migliori rispetto ai farmaci precedenti”, ha sottolineato Baker. E nonostante ci sia ancora molta strada da fare, il team è fiducioso per il futuro. Dopo ulteriori test sulla sicurezza d’impiego, infatti, secondo gli autori il farmaco potrebbe essere pronto per gli studi clinici nel giro di pochi anni.