M&A, che 2019 sarà?

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A discapito delle previsioni ottimistiche, dovute soprattutto all’approvazione da parte del Congresso USA di un pacchetto di riforme fiscali a favore delle imprese, il 2018 non si è rivelato l’anno della ripresa per le operazioni  di M&A.

E questo nonostante la ritrovata capacità di rimpatriare contante a un’aliquota del 15,5% anziché al 35%. Tutto rimandato, dunque, al 2019, almeno secondo gli analisti.

Sicuramente, molte delle preoccupazioni che hanno bloccato le operazioni di M&A lo scorso anno non ci sono più, ma le valutazioni in campo biotech sono scese, con l’indice Nasdaq Biotechnology che ha perso quasi il 7%.

Le disponibilità liquide totali delle 10 maggiori aziende farmaceutiche americane, comunque, sono cresciute di 15 miliardi di dollari nel terzo trimestre del 2017, raggiungendo un totale di 155 miliardi di dollari, almeno secondo Moody’s.

Se si aggiunge, poi, il denaro tenuto all’estero dalle grandi aziende, allora si parla di 14 miliardi di dollari in più per Novartis, per esempio, o di 16 miliardi di dollari in più per Novo Nordisk. Dunque ci sono molte aziende che potrebbero investire in M&A.

E in effetti, in chiusura di anno, il volume degli accordi è in ripresa.

Nel terzo trimestre del 2018, infatti, ci sono stati 74 accordi nel settore farmaceutico e life sciences, il secondo trimestre consecutivo che ha visto un aumento del volume di M&A dopo due anni di calo.

Takeda, per esempio, ha avuto il via libera per l’acquisizione da 58 miliardi di dollari di Shire, mentre GlaxoSmithKline ha raggiunto l’accordo con Tesaro, per entrare nel mercato degli antitumorali inibitori PARP.

E proprio poco prima di Natale, Taisho ha presentato a Bristol-Myers Squibb l’offerta da 1,6miliardi di dollari per l’unità dei farmaci da banco UPSA.

Altri obiettivi per possibili operazioni di M&A si sono palesati nelle ultime settimane. Come l’annuncio di Bayer di vendere la sua unità di farmaci veterinari per avviare una profonda ristrutturazione della società.

L’unico aspetto che potrebbe ancora limitare le operazioni di M&A è l’eventuale approvazione, da parte dei legislatori americani, di ulteriori limitazioni ai prezzi dei farmaci.

Una preoccupazione legittima, considerando l’impegno preso in questo senso da Donald Trump e dai rappresentanti del Congresso.

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