Investire in un’azienda con una solida esperienza nel campo della fibrosi cistica, per rafforzare la pipeline e combattere l’erosione delle entrate, prevista a partire dal 2018 . È questo il suggerimento che a Gilead giunge da Geoffrey Porges, analista di Leerink Partners. L’identikit disegnato è quello di Vertex. Secondo Porges, Gilead ha bisogno di un’acquisizione che ne sostenga “le prospettive di crescita”. E Vertex sarebbe in grado di condurre Gilead a una revisione delle stime di crescita dei prossimi cinque anni dagli attuali -0,5% all’1,9%.La biotech statunitense avrebbe un cash di 32 miliardi di dollari: quanto basta, ha detto Porges, “per fare comodamente questa acquisizione”. Nonostante Vertex non goda di ottima salute – con le vendite della combo Orkambi che non sono andate nel modo in cui sperava l’azienda con sede in Massachusetts – secondo Porges sarebbe comunque un buon affare. “Vedremmo un’acquisizione più rischiosa molto più positivamente di un investimento in campo oncologico, competitivo e tecnologicamente incerto”, ha detto l’analista. Con la riduzione delle vendite del farmaco contro l’epatite C e la concorrenza sempre più insistente nel settore dell’HIV, Gilead deve puntare su un’acquisizione di peso. Alcuni rumors, però, dicono che Gilead stia guardando in un’altra direzione, in particolare all’azienda specializzata in oncologia Tesaro, che recentemente ha avuto l’approvazione per Zejula, nel settore degli inibitori PARP. Ma in lizza per questa acqusizione ci sarebbe anche Sanofi.