A scagliarsi contro la pubblicità diretta al consumatore questa settimana sono anche i farmacisti. Contro la pubblicità Direct to Consumer (DTC) si sono infatti schierati un gruppo di professionisti della American Society of Health-System Pharmacists (ASHP) che si sono a loro volta uniti all’appello già lanciato dai medici della American Medical Association.
ASHP ha inizialmente seguito una politica di tolleranza verso le campagne DTC, quando questi annunci seguivano alcuni requisiti: essere educativi, impiegare un linguaggio semplice e comprensibile, spiegare rischi e benefici, includere le segnalazioni degli eventi avversi e promuovere la sicurezza al fine di consentire scelte informate.
“Le aziende farmaceutiche nel tempo hanno chiaramente ignorato tali raccomandazioni”, ha detto Kasey Thompson, chief operating officer e senior VP di ASHP, ” motivo per cui la società ha revocato il suo sostegno provvisorio. Non vi è alcun dubbio che l’educazione del paziente è importante – e che parte di questa debba essere fornita dalle aziende del farmaco”
I medici e i farmacisti spendono troppo tempo per spiegare ai pazienti messaggi passati alla TV , che non sono appropriati, e questo modello evidentemente quindi non funziona. La mossa del ASHP, insieme alla decisione dell’AMA, sono i segnali da parte della comunità che è il momento di effettuare un cambiamento.
“Le Pharma si impegnano enormemente in termini di innovazione, e abbiamo bisogno di questo. Non stiamo cercando di limitare l’innovazione e la ricerca, al contrario vogliamo utilizzare le scarse risorse in modo più efficace e crediamo che la pubblicità DTC non permette ciò”, ha continuato Thompson. “Dobbiamo trovare una strategia migliore”.